Coronavirus: per malati rosacea meno controlli ed effetto mascherina
26 aprile 2021 – Aprile è il mese internazionale della rosacea, una malattia infiammatoria cronica della pelle che causa arrossamenti, papule o pustole. Si tratta di sintomi particolarmente impattanti dal punto di vista psicologico perché visibili sul volto. Colpisce circa 415 milioni di persone nel mondo e oltre 3 milioni in Italia, pari a circa il 7-8% della popolazione adulta.
Come ogni patologia cronica, anche la rosacea necessita di controlli periodici, ma nell’ultimo anno a causa dell’emergenza Covid-19 queste visite hanno subito forti rallentamenti. Inoltre, la mascherina indispensabile per proteggersi dal contagio rischia di peggiorare i sintomi dei pazienti non adeguatamente trattati e monitorati. Secondo un’indagine condotta in Canada e Germania da Galderma, da inizio pandemia solo il 33% dei pazienti con rosacea – uno su tre – si è recato dal proprio medico o dermatologo e soltanto l’8% ha ricevuto un video-consulto. Il problema dei controlli saltati causa Covid non risparmia l’Italia, come evidenziato dal report ‘Equità di accesso alle cure e Covid-19’ dell’associazione Salutequità. Rispetto al 2019, nel periodo marzo-maggio 2020 si è avuta una riduzione di circa il 58% del numero di ricette per prestazioni di specialistica erogate, e nel periodo gennaio-giugno 2020 la riduzione è stata pari a 13,3 milioni di prestazioni di accertamenti diagnostici e a 9,6 milioni di visite specialistiche.
“L’emergenza sanitaria ha colpito duramente la popolazione, il sistema sanitario e i pazienti affetti da patologie croniche – afferma Giuseppe Micali, direttore della Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento Specialità Medico-Chirurgiche, università di Catania -. I malati di rosacea purtroppo rientrano in questa categoria ed è importante sottolineare quanto sia essenziale non interrompere i controlli periodici dermatologici per la riuscita del trattamento. Non bisogna dimenticare che la rosacea ha un forte impatto anche sull’aspetto psicologico del paziente, in quanto le sue manifestazioni cliniche possono rappresentare motivo di imbarazzo. Ecco perché una corretta aderenza terapeutica risulta ancor più necessaria”.