10 novembre 2021 – La pandemia ha costretto molti medici a ricorrere alla telemedicina per effettuare visite e mantenere il contatto con i pazienti affetti da malattie della pelle. Il balzo nel digitale, da molto tempo atteso e velocizzato dall’emergenza sanitaria, ha conosciuto un boom tra i dermatologi e oggi sta diventando sempre più una prassi consolidata anche nel percorso di cura per le persone con psoriasi. “Per contattare i pazienti con psoriasi noi dermatologi abbiamo fatto ricorso a diversi strumenti, come il telefono e le e-mail, ma anche, e soprattutto, la televisita. Questo strumento ci è stato di grande aiuto: ha dimostrato enormi vantaggi in relazione al tempo del paziente e dei caregiver e anche all’immediatezza con cui possono essere risolte alcune problematiche cliniche”.
E’ quanto sostiene Paolo Gisondi, professore associato di Dermatologia presso l’Università di Verona, direttore della Scuola di specializzazione e membro del consiglio direttivo dell’Eadv (European Society of Dermatology and Venereology). Le visite ‘da remoto’ anche dopo la pandemia vedono il favore dei dermatologi, tuttavia secondo l’esperto non sono la soluzione a tutto. “In un contesto di follow-up – osserva Gisondi – la televisita non può essere fatta per sempre, perché nel rapporto medico-paziente la consulenza via telematica ha bisogno di essere alternata a una visita in presenza per poter fornire una assistenza ottimale, per il contenimento dell’ansia e la risoluzione di eventuali nuovi problemi”. Nel percorso di cura del paziente che ha “una diagnosi nota e segue una terapia già impostata per il suo follow-up la televisita è molto utile, mentre sarei in difficoltà a proporla per una prima visita su un paziente che non conosco e che magari presenta una lesione pigmentata che ha bisogno di un contatto visivo da vicino per poter approfondire meglio”, conclude Gisondi.